Stanotte pensavo a quanto sia scontato e banale paragonare le lacrime alla pioggia.
Provengono tutte e due da cieli pieni nuvole, e scendono, a volte facendo rumore, a volte solo così, in silenzio e basta, rigando vetri e guance.
Se capita, puoi alzare il viso e mischiarle, fino a non sapere più quali sono le une o le altre.

Ah si. La pioggia disseta e nutre. Ha un senso.
Le mie lacrime, no. Non essendoci nessuno che le baci, o ci si specchi, che le raccolga per tramutarle in qualcosa che valga la pena di vivere, in questi giorni le ho a volte fermate fra le dita, spalmate con l’indice sul viso, stupita del loro coraggio, di tutta la disperazione quieta che le ha create.
Un miracolo inutile. Che lascia vuoti.

E anche oggi è una giornata solo da inventare.

Un sassolino, che ho gettato nell’acqua di un pozzo. Avrebbe potuto fare tanto… provocare una risposta, un grazie, una spiegazione o uno tzunami.
Invece è andato giù senza lasciare traccia, nemmeno dei piccoli cerchi, niente.

E l’acqua si è richiusa sopra di me, e io sono scesa con sassolino, in silenzio.

Piove.
Ti ho mai parlato della pioggia?
La pioggia è un atto unico, non è mai uguale, è come una donna, è femminile…
Quella di stanotte è una cortina d’acqua, la senti nel silenzio più profondo, ed è quello che ti chiama alla finestra, la percezione del silenzio. Ha infradiciato tutto e ora ogni cosa lavata brilla, zuppa, alla luce del mio lampione solitario. Strada e macchine e piante… nella più completa assenza di vento.
Pioggia.
Si è impigliata nelle ragnatele impreziosendole con perle di rugiada… è raccolta sulle foglie a conca, scivola sui rami e dopo essersi dondolata cade, coragggiosa, senza sapere dove…
Pioggia.
Sono sere piene di malinconia, quelle di questa pioggia. Stasera in particolare.
La ascolto, rannicchiata e sola.

Fuori. In terrazza. Rannicchiata sul dondolo. I piedi nudi, le braccia nude, i capelli sciolti. Gli occhi stanchi.
Il vento è una sensazione di freddo sulla pelle, il cielo è a tratti carico di nuvole grige piene d’acqua, e a tratti nero come la pece.
Il mal di testa non si è calmato, stringe le tempie e fa male agli occhi.
Cantano le cicale, stride una civetta. Tutto il resto è silenzio.
Vieni da me. Vieni da me stanotte.
Prendimi fra le braccia e stringimi forte. Accarezzami come non ha mai fatto nessuno, baciami, creami con le tue mani. Plasma il piacere, insegnami, impara ad amarmi. E poi lasciati andare al mio reagire, fidati come io mi fido di te, accogli le mie labbra, le mie mani, la mia voglia di farti mio.
Una notte intera, uno nell’altro, a viziarci, con tenerezza infinita.

Fuori. In terrazza. A piedi nudi. Le braccia nude. A guardare il cielo. Senza di te ancora una volta.

Durante i temporali bisognerebbe dare agli amanti la possibilità di lasciare il loro ologramma a finire quello che devono fare, per potersi incontrare e fare l’amore. Perché non c’è niente di più bello che amarsi mentre fuori piove… le carezze, i baci, la ricerca, lo stupirsi, la tenerezza, il muoversi insieme…
E anche oggi, il mio desiderio ti ha incontrato in un sogno. Aspettando di averti tra le mie braccia.

Il temporale, e i tuoni, e la pioggia battente, il rumore dell’acqua.
Nuda, ancora a letto, avvolta nel piumone, non provo niente.
Nient’altro che la malinconia di non provare più niente.

Il dubbio?
E’ come una altalena….
mi sto sbagliando
non mi sto sbagliando
oddio e se mi sto sbagliando?
cielo e se non mi sto sbagliando?
sbaglio…. sicuramente sbaglio
no, non può essere, non mi sbaglio

E dopo un po’ ti rompi le palle, fermi l’altalena e scendi mandando tutto a fanculo. E tu proseguii per la tua fanculopoli personale.


E se ti sbagliavi, amen.
E se non ti sbagliavi, amen.

I desideri… è come costruire una casa. Puoi avere in testa qualsiasi progetto ma se non sai come gestire ogni singolo mattone, non sai come orientarla rispetto al sole e non hai radici come fondamenta avrai sempre e solo catapecchie e macerie.

Svegliarmi alle 7 e ripiombare in un mondo parallelo, un mondo temporale raggiunto attraverso un sogno, dove le cose cambiano e diventano possibili.
Ci sono stata tre ore di questa vita, li sono stati giorni. Quasi felici, dove si costruiva qualcosa, dove c’era ancora spazio per costruire, spazio mentale, voglia di crederci, dove era ancora una prima volta, quella prima volta che vuole sperare che non si rovini tutto.
Poi, invece, sono tornata.
Qui.
A fare cosa non lo so.

Dietro a un tesoro c’è sempre un naufragio, tutti vogliono il primo ma nessuno vuole accettare che devi imparare a capire il secondo per trovarlo…..

È altrettanto vero che tutti abbiamo un lato oscuro… orbene, ci sono persone che hanno una personalità in chiaro affascinante e un lato oscuro che rovina tutto… e persone che in chiaro possono sembrare timide, di basso profilo o insignificanti che hanno un lato oscuro che definire affascinante è riduttivo… l’importante è sempre non fermarsi all’apparenza ma “sporcarsi le mani, o mettere in gioco la mente”…

ombra luce

E mi ritrovo, oggi, a parlare ancora di te. Non con il dolore di sempre, ma con la divertita serenità di quando ricordi cose troppo lontane per farti ancora male, ma ancora vicine perché fanno parte della tua storia.
Ricordo il tuo essere gentiluomo, il nostro letto davanti alla finestra con una vista mozzafiato e nessuno davanti, la casa vuota che respirava con noi, i pavimenti sconnessi, la vasca da bagno in ferro con le zampe di leone.
Quello che non dico, sono le corse su per le scale mentre già ci spogliavamo, il non stare fermi con le mani, la voglia che non si calmava mai, ma oggi mi vengono in mente altre cose.
I tuoi occhi che mi guardano e la tua voce che mi dice: sei un missile. Che il “missile” dove avevi fatto il militare era il pivello, l’ultimo arrivato, il cucciolo arruffato… E ti divertivi sempre al mio essere maldestra, giovane, senza mai nessuna esperienza, al mio titubare, e poi esplorare, la mia ricerca, il mio sentire… la tua pazienza, il tuo correggermi appena, il tuo accogliermi, il tuo essere un uomo, un uomo innamorato di una bambina. Un missile che poi diventava emozione, a cui ti abbandonavi…
Pensavo al perdono, oggi. Pensavo che non hai mai saputo il vero motivo per cui me ne sono andata. E solo oggi mi accorgo di quanto sono cresciuta, di quanto ti capisco ora, che una parte di me è diventata adulta, con le tue stesse esigenze di allora. Ma allora per me questo era dolore. Mentre tu, tanto più grande di me…
Chissà come sei, adesso. Come sei diventato. Quante donne hai avuto, dopo di me, e quante ne hai amate, e se sei stato, se sei felice… chissà se ti ricordi ancora, di me… e se mi pensi, con l’affetto con cui ti ricordo io.
Se tu sapessi che l’amore non lo faccio più, chissà cosa mi diresti… e sorrido, un sorriso triste, rassegnato, ma va bene così. Non sono mai stata in vendita, non ho mai accettato compromessi. Fare l’amore è una cosa talmente meravigliosa che non puoi… non posso farlo con chiunque.
E non so come chiuderlo, questo pensiero per te. Lo lascio li, come un sasso che luccica su una strada. Vengo a riprenderlo nei momenti bui, per ricordarmi che non bisogna mai arrendersi perché le cose belle esistono, nonostante tutto il dolore che sei stato. E io sono stata fortunata. Comunque. Ci sono donne che in tutta la vita non riescono a provare quello che io provavo in un’ora con te, o senza di te.

Mal di testa, a mille.
Sento il temporale, sento una notte insonne.
C’è vento.
Mi spoglio, nuda, come sempre. Vado in terrazza a farmi accarezzare da lui. Pensando a te. Perdendomi nella mia voglia di te. Solo mia.

Le cose le dici quando pensi che possano cambiare il mondo. Almeno il tuo.

Le dici, le gridi, le sibili, le sussurri, le singhiozzi, le infili nei respiri alterati.
Poi, a un certo punto, ti accorgi che non servono più. Che non cambiano, o non hanno cambiato un accidente.

E allora inizi a farle morire. E tu muori con loro.

io e te

Dicono che Dio sa perfettamente quello di cui hai bisogno, ma ti darà solo quello che chiedi…
Perché chiedere è prendere coscienza.

Però, io so che Dio ti mette comunque vicino quello di cui hai bisogno, in modo che tu possa averlo li, e tu possa chiederlo. Puoi lottare per averlo, puoi combattere, puoi crederci.
Puoi anche ignorarlo, rifiutarlo, umiliarlo, prenderlo a calcinculo…

Libero arbitrio. Che non è da confondere con la libertà.

[1 febbraio 2016]

E mi è oramai chiaro che oggi la mia ferita alla testa vuole il suo tributo e il mal di testa non mollerà. E’ arrivato alla nausea, a non poter muovere il capo altrimenti gira tutto, ai capelli che sembrano piombo e che tirano in modo insopportabile. Nessuna possibilità di legarli, nessuna possibilità di sollievo, nessuna cura.
Un bicchiere di Malbech, uno di più, mi darà un periodo di oblio. Per dimenticare il dolore, per dimenticare la voglia che avrei che tu mi abbracciassi, e dolcemente mi accarezzassi piano.
Il dolore esiste, tu no. Ti mischierò al dolore, come sempre. Quello posso gestirlo.

I temporali andrebbero vissuti facendo l’amore.
E dopo con una scorpacciata di cose buone.
Ma anche mischiare il piacere con la panna non è male

 

Ci sono ricordi che sono come le stelle in una notte nera.
Non rischiarano il cammino, non fanno luce, “sono luce”. Sono cose piccole. Che la vita è fatta di attimi e di respiri e quando le guardi, le stelle, provi sempre stupore, meraviglia, e ti perdi nei sogni. E se sono ricordi forse quei sogni si stanno già avverando.
Basta accorgersene. Basta credere, Basta essere felice in quei ricordi.

e a un certo punto ti imbatti in un nulla… una cosa minuscola, che ti ricorda che le donne di cuori abitano in castelli di carta…..